Pasta, orgoglio ed eccellenza italiana

di redazione 28/09/2023 DE GUSTIBUS
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Il 25 ottobre si terrà l’edizione 2023 del World Pasta Day e la manifestazione, ideata e curata dai pastai di Unione Italiana Food e IPO – International Pasta Organization, celebra il piatto simbolo della convivialità italiana e si propone di raccontare l'universo della pasta, da sempre icona di una buona e sana alimentazione. 

Aspettando la sua Giornata Mondiale, intanto sono molte le iniziative per parlare di pasta lungo tutto lo Stivale: già domani, venerdì 29 settembre, due appuntamenti importanti: la VII edizione del “PASTARIA FESTIVAL Sharing know-how on pasta manufacturing” a Parma e “Primi d’Italia” a Foligno, con  il campione Antonio Cabrini come testimonial.

Gli eventi sono ricchi di convegni, laboratori, cene con chef stellati, incontri tra associazioni, ordini professionali, università, aziende, per condividere saperi e competenze sull’attività di produzione della pasta e vogliono essere l’occasione per ribadire il ruolo di spicco di questo piatto italiano nel mondo e per continuare a promuovere la tradizione di uno dei prodotti più rappresentativi dell’eccellenza Made in Italy.

 

In riferimento all’evento di Parma, Margherita Mastromauro, Presidente dei pastai italiani di Unione Italiana Food, ha detto alla stampa: “Questa è un’opportunità per raccontare tutta la professionalità, l’innovazione e la tecnica che si cela dietro ad un piatto di pasta. Manca pochissimo al prossimo World Pasta Day l’incontro è propizio per avvicinarci alla Giornata Mondiale e celebrare l’importanza della tradizione culinaria di un alimento simbolo di italianità nel mondo”.

Il binomio Italia-pasta è inscindibile: se si pensa alla pasta, si pensa all’Italia e gli abitanti dello Stivale ne sono effettivamente i maggiori consumatori, ma il piatto orai è diffuso e apprezzato lungo tutto il Pianeta (o quasi). Secondo le informazioni raccolte dall’International Pasta Organization, un’associazione di produttori, il Bel Paese registra un consumo pro capite di 23,5 kg all’anno, (corrispondenti a circa 3,5 tonnellate di prodotto), seguito dalla Tunisia: 17 kg, dal Venezuela: 15 kg, dalla Grecia: 12,2 kg e dal Perù: 9,9 kg.

Il 62% della pasta prodotta in Italia è destinata al mercato estero e oggi nel mondo un piatto di pasta su quattro è fatto con il prodotto italiano.

I formati sono tantissimi (circa 300) così come le ricette e le tecniche di cottura. Ma anche la semola può variare:

Aldo Fabrizi scrisse: “Se si scoprisse chi è stato il primo a mettere insieme l’acqua e la farina, bisognerebbe dedicargli più monumenti che a Garibaldi”, ma sulle origini della pasta, che ha una lunga storia, esistono molte leggende, come quella fantasiosa secondo cui sarebbe stata portata in Europa da Marco Polo.

Ciò che si sa è che la pasta nacque nel mondo mediterraneo e, in maniera del tutto indipendente, in Cinala pasta cinese è attestata sin dal II secolo a. C. e le sue tecniche di produzione e parte delle materie prime sono differenti rispetto a quelle del mondo occidentale, mentre quella nostrana esisteva già diversi secoli prima di Cristo, soprattutto nella Magna Grecia e in Etruria, prima di raggiugere Roma e il suo Impero. 

La pasta del mondo antico, però, era esclusivamente fresca e la cottura avveniva solo nei forni ed era confezionata in larghe sfoglie, con le quali si preparavano una sorta di involtini, in genere ripieni di verdura.

Dopo la caduta dell’Impero romano, la crisi e lo spopolamento, il consumo di pasta diminuì, per poi ritornare a crescere nel Medioevo e, nella Sicilia dominata dagli arabi dall’anno 827 al 1091, fu introdotta una grande innovazione: l’essiccazione, novità che consentì la produzione di pasta secca.

Nel ‘600, la “casa madre” della pasta passò dalla Sicilia a Napoli, dove ne aumentarono considerevolmente sia il consumo sia la produzione, dato che iniziavano a scarseggiare verdura e carne ed erano state introdotte migliorie tecniche per la produzione, come il torchio meccanico. 

E’ facile ipotizzare che da allora la pasta sia diventata talmente iconografica da non poter mancare né sulle tavole né nell’immaginario collettivo degli italiani, diventando anche simbolo, nei secoli a venire, di benessere e di italianità come il Cinema ha poi spesso raccontato nei secoli successivi.

 

Tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, si affermò lo stereotipo degli italiani “mangiamaccheroni”, vocabolo inizialmente dedicato solo ai napoletani. Questo avvenne sia perché l’unità nazionale, piano piano, aveva uniformato le abitudini alimentari degli italiani, sia perché la grande emigrazione verso l’America stigmatizzò  lo stereotipico: gli abitanti della “Little Italy” di New York, dato il loro menù, vennero identificati come “mangiamaccheroni”.

I consumi di pasta nel mondo negli ultimi dieci anni sono raddoppiati, passando da 9 a circa 17 milioni di tonnellate. Secondo un’elaborazione di Unione Italiana Food su dati Istat, nel 2022 sono state esportate quasi 2,4 milioni di tonnellate di pasta italiana (+5,2% sul 2021) per un valore di 3,7 miliardi di euro (+31%). Quindi si può dire che 78 milioni di porzioni di pasta italiana finiscono sulle tavole del Pianeta.

Riccardo Felicetti, Presidente dei Pastai Italiani Unione Italiana Food, ha spiegato: “Oggi oltre il 60% dei pacchi di pasta prodotti in Italia viene esportata, contro il 48% nel 2000 e il 5% nel 1955: merito del saper fare dei pastai italiani”, sottolinea. “Protagonista di infinite ricette antispreco e del giorno dopo, la pasta è un alimento sostenibile, versatile, nutrizionalmente bilanciato e accessibile”.

Infatti, dall'indagine Coldiretti diffusa in occasione della Giornata internazionale delle Nazioni Unite sulla Consapevolezza degli Sprechi e le Perdite Alimentari, molti dei piatti più tradizionali, hanno origine proprio dall'esigenza di non sprecare cibo come la tipica frittata di pasta.



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